sabato 29 novembre 2008

Si conferma il connubio tra immigrazione clandestina africana e narcotraffico nella Piana

TRAFFICO DI DROGA: SGOMINATA ORGANIZZAZIONE NELLA PIANA DEL SELE
Vasta operazione antidroga dei Carabinieri della Compagnia di Battipaglia che questa notte, all’esito di un blitz condotto con l’impiego di un centinaio di uomini, unità cinofile e con il supporto di un elicottero del 7° Nucleo Elicotteri Carabinieri di Pontecagnano, hanno tratto in arresto nove persone. La complessa ed articolata attività di indagine condotta dal Nucleo Operativo della Compagnia Carabinieri di Battipaglia, e coordinata dalla Direzione Distrettuale Antimafia della Procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno, in ordine ad un traffico di stupefacenti destinati allo smercio in varie zone della provincia di Napoli, Caserta e Salerno, che ha portato all’operazione di questa notte ha consentito di disarticolare un ramificato sodalizio criminale dedito alla commercializzazione all’ingrosso ed al dettaglio di ingenti quantitativi di sostanza stupefacente del tipo hashish. L’attività investigativa nasceva il 15 febbraio 2005, con la denuncia in stato di libertà di BELMONTE Dino, noto pregiudicato di Pontecagnano, assassinato a Battipaglia il 1° settembre di quest’anno, il quale veniva trovato in possesso di circa 11 grammi di hashish. Grazie alla collaborazione del BELMONTE che rivelava il nome del suo fornitore, tale ALI’ (poi identificato nel cittadino marocchino ABBOUBI Tarik del 1978), conosciuto in carcere, indicato quale gestore di tutto il traffico di hashish nella Piana del Sele, in particolare tra Battipaglia, Capaccio ed Eboli, veniva avviata l’attività di indagine e già nelle prime fasi si riusciva a stabilire che ABBOUBI Tarik, acquistava ingenti quantitativi di hashish (4-5 chili a settimana) da HAMDI Ali’ e dalla sua convivente DEL GIUDICE Giuseppina in Napoli – quartiere Duchessa i quali, a loro volta, acquistavano lo stupefacente in Castelvolturno da YAHYAOUI Mohamed e DEL GIUDICE Assunta (sorella questa della DEL GIUDICE Giuseppina). DEL GIUDICE Assunta e YAHYAOUI Mohamed, avevano come ulteriori referenti per l’approvvigionamento degli ingenti quantitativi di hashish, SPINIELLO Ornella e SCARANO Sergio. Dopo l’acquisto lo stupefacente veniva frazionato e rivenduto, sempre a cura del ABBOUBI Tarik, a CALDEROLA Luigi da Eboli, PIERRO Marco, PIERRO Maurizio e CARUCCI Bruno e BICHI Francesco da Battipaglia, che a loro volta lo “RISPACCIAVANO al dettaglio” a numerosissimi acquirenti della Piana del Sele. Nel corso delle indagini, il 19 maggio 2008, veniva tratto in arresto, in Eboli il capo del sodalizio criminale operante nella Piana del Sele, a nome ABBOUBI Tarik detto ALI’, proprio mentre stava raccogliendo i soldi della vendita della droga, per poi scappare in Marocco e lasciare definitivamente il territorio Nazionale. In occasione del fermo i Carabinieri della Compagnia di Battipaglia rinvenivano la somma contante di 7.400 euro che veniva posta sotto sequestro perché provento di attività illecita legata al commercio degli stupefacenti. Venivano emessi ed eseguiti sette provvedimenti di fermo nei confronti di altrettanti cittadini extracomunitari ritenuti i capi ed i promotori dell’organizzazione proprio mentre stavano per far perdere le loro tracce, trattandosi di cittadini extracomunitari e già clandestini sul territorio nazionale.. L’ordinanza cautelare di oggi colpisce gli altri “PUSHER” ed “AFFILIATI” al sodalizio criminale, che in tutto poteva contare sul contributo di ventisei soggetti (cinque dei quali indagati in stato di libertà).. Nel corso delle perquisizioni eseguite contestualmente agli arresti sono stati sequestrati circa novanta grammi di hashish nonché materiale utile al taglio ed al confezionamento delle dosi. Quattro cittadini extracomunitari colpiti dal provvedimento, si sono sottratti alla cattura e sono attivamente ricercati.

fonte: http://www.tvoggisalerno.it/

giovedì 13 novembre 2008

Rumeni zingari ancora all'opera

La notte scorsa, i Carabinieri della Compagnia di Eboli hanno tratto in arresto Gheorghe BARZOI, di 39 anni, Vasilica Cristi BARZOI, di anni 34, e Elena BARZOI, di 30 anni, per concorso in estorsione nei confronti di L. B. di anni 32 di Campagna. I fatti risalgono al 7 novembre 2008, allorquando L. B. accortosi della sparizione di alcune somme di denaro e l’ammanco di soprammobili antichi, denunciava l’accaduto presso il Comando Stazione Carabinieri di Campagna, retto dal Luogotenente Vincenzo PESSOLANO. Successivamente la vittima si portava nuovamente presso il Comando dei Carabinieri di Eboli nella giornata di ieri poiché era stato contattato da tre cittadini rumeni, i quali per restituire gli oggetti di valore sottrattigli all’interno dell’appartamento di L.B., formulavano a quest’ultimo una richiesta estorsiva quantizzando l’importo di 450,00 euro. Il malcapitato informava tempestivamente il Comando, il quale provvedeva, come di rito a fotocopiare le banconote, da utilizzare nella richiesta estorsiva ed approntava idoneo servizio di appostamento finalizzato ad assicurare alla giustizia gli autori dell’estorsione. All’appuntamento si presentavano i Carabinieri i quali appena L. B. consegnava il denaro provvedevano a bloccare con fermezza i tre malavitosi ed a rinvenire la cennata somma di denaro e l’intera refurtiva, la quale veniva restituita all’avente diritto. I tre rumeni venivano tratti in arresto ed associati alla casa circondariale di Salerno. Nella stessa nottata del 13 novembre 2008, i Carabinieri della locale Stazione, traevano in arresto in esecuzione dell’ordine di carcerazione emesso dalla procura della Repubblica presso il Tribunale di Salerno il pluripregiudicato Gianni ACCETTOLA, di 45 anni, del luogo, per violazione agli obblighi della sorveglianza speciale cui era sottoposto e dovendo lo stesso espiare mesi otto di reclusione.

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Culto di Hera e vincolo sangue-terra

Muoviamo dal presupposto che l’attuale razza bianca “europoide” scaturisce dalla sovrapposizione storica di altre due grandi stirpi .: gli indoeuropei e i paleoeuropei (quest’ultimi hanno nel loro archetipo l’uomo di Cromagnon)
Gli indoeuropei (o Arii) erano generalmente pastori e guerrieri connessi al nomadismo delle grandi lande dell’Europa centro-orientale e settentrionale e si compaginavano in austere società di tipo patriarcale.
I paleoeuropei invece popolavano l’Europa occidentale e mediterranea praticando attività territorialmente stabili come l’agricoltura e l’allevamento. Sul piano sociale formavano comunità nelle quali prevaleva il temperamento pacifico e matriarcale.
Tali differenti peculiarità propiziarono l’invasione degli indoeuropei nell’intero spettro continentale (II millennio a.C.) e la sovrapposizione e il “dominium” sociale di questi sulle popolazioni autoctone, ma fu al tempo stesso foriero di quell’efficace e benefico crogiuolo dal quale è andata successivamente plasmandosi la grande civiltà europea, articolata nelle sue specifiche forme nazionali, imperiali, culturali, spirituali, sociali.
L’aspetto religioso-spirituale anticamente aveva la sua rilevanza. E nel nostro caso si predispone come “termoregolatore” per proiettarci alle nostre più intime origini.
Ritornando alla dualità d’origine sopra indicata, la religiosità indoeuropea anteponeva nel proprio pantheon i culti celesti e uranici (Zeus, Apollo, Marte, Mercurio…) conformi più che altro ad una “weltanschuang” decisamente patriarcale e guerriera.
Quella paleoeuropea , invece, innucleava il proprio ethos devozionale sulle divinità lunari e ctoniche, sui culti della Terra e della Grande Madre, coerentemente alla loro indole di agricoltori: tribù delle quali preferivano una cultura radicata, sedentaria, autarchica al cospetto delle consuetudini nomadi e conquistatrici degli Arii.
I Romani e i Greci ,ma anche gli Italici e i Celti, configurando in gran parte la logica deduzione di questo amplesso etnico, tuttaltro che magmatico e informe, assorbirono ambedue le cultualità collocando ai vertici del loro pantheon sia grandi figure “celesti-solari” maschili (Zeus-Giove, Apollo, Ares-Marte etc…) sia grandi figure femminili (Hera-Giunone, Venere-Afrodite, Minerva-Atene etc..).. Non tragga in inganno la cosa. Non di certo tutto ciò lasciava intendere che l’implementazione di retaggi agro-matriarcali rimandasse alle fisime egualitarie e ginecocratiche sittanto osannate nel decomposto contesto attuale.
Le societas romane , elleniche e italiche assunsero, in varie misure, un ordinamento severamente aristocratico e guerriero (essendo i nuclei indoeuropei porsi a capo di esse) ma dalle consuetudini euromediterranee incorporarono il genuino valore che può germinare attraverso un saldo nexum tra l’uomo e la terra, e per riflesso , l’amore per la patria (terra dei padri). Il connubio divino tra sangue e suolo prendeva forma permeando gradualmente tutto il tessuto umano europeo.

Nella Piana del Sele i Greci sibariti (fondatori di Posidonia) nel VI secolo a.C. trasferirono e imposero il culto di Hera Argiva, il cui embrione rimanda alla polis di Argo (patria del mitologico Giasone).
Il Mito di Hera, la ‘giunonica’ dea dalle bianche e lunghe braccia, si incarnava nelle vesti di protettrice dei raccolti, custode delle partorienti e della fedeltà matrimoniale. In suo onore fu eretto un tempio alla foce del Sele (Heraion) e una basilica all’interno della polis di Posidonia. Cultualità che fu ossequiata e proseguita dai Lucani quanto dai Romani..
L’Heraion finì ingoiato dalla palude e dal bradisismo e Posidonia (Paestum) fu messa ferro e fuoco dai devastanti allogeni Saraceni.
Il culto di Hera sembrò svaporarsi e sprofondare assieme alle lapidee rovine dei suoi templi…ma non fu così. I paleo-cristiani del luogo, di fronte alle perpetue scorrerie arabe, ripararono sopra i monti sovrastanti la piana fondando villaggi e comunità come Calpatium (odierna Capaccio) nelle quali fu salvato e riproposto il culto di Hera nelle nuove sembianze della Madonna del Granato.
E’ incredibile la similarità delle due figure. La statua di Hera Argiva rinvenuta presso l’Heraion reca con sè nella mano sinistra il melograno (simbolo di fecondità) e si posiziona seduta su di un trono regale. L’iconografia della Vergine del Granato, tuttoggi oggetto di culto della comunità locale, riespone le identiche fattezze (con l’aggiunta del Bambino sulla parte destra) del suo archetipo. La sopravvivenza, seppur in diverse forme liturgiche, di tale culto rappresenta il segno di una continuità spirituale plurimillenaria.
Lo scenario attuale della Piana presenta l’insidioso popolamento di allogeni islamici, parenti molto prossimi ai loro ascendenti incursori e pirateschi, il cui lascito a noi postumi è più che palese e tangibile.
Incombe il pericolo di una frattura meta-temporale e temporale tracciata dal solco faglioso che intercorre tra l’uomo e la sua terra natìa.
Occorre rigenerare questo connubio reciso dalla cultura dominante e deformante,
occorre ricostruire la mitica simbiosi attraverso il rispetto della nostra Kultur tradizionale e dei nostri miti,
occorre rievocare in sé le energie latenti che ci ricoagulino con la sovradimensione divina del Sangue e della Terra.
E’ questo un compito inderogabile da assolvere nell’attesa per nulla remota della sfida titanica che tale epoca frappone al nostro Destino.

Silarus