martedì 30 dicembre 2008

BATTIPAGLIA:PRESO IL SOLITO SENEGALESE DI VIA MAZZINI CHE VENDE MERCE CONTRAFFATTA

Nell’ambito della costante attività di controllo del territorio, ieri 29 dicembre, il personale del Commissariato della Polizia di Stato di Battipaglia, diretto dal vicequestore aggiunto dr. Antonio Maione, ha arrestato il cittadino senegalese GUEYE Modou del 1966, residente in Montecorvino Pugliano (SA), perché sorpreso in Battipaglia, via Mazzini angolo via Gonzaga, a vendere n° 203 riproduzioni pirata su supporti informatici (CD musicali, DVD Play station e DVD films). Nella circostanza i poliziotti gli hanno notificato il decreto di rifiuto del permesso di soggiorno emesso il 26.11.2008 dal Questore della provincia di Salerno. Dopo le formalità di rito Gueye Modou, pluripregiudicato per reati simili, è stato condotto presso la Casa Circondariale di Fuorni, a disposizione dell’Autorità Giudiziaria.

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venerdì 26 dicembre 2008

BRIGANTI, RIBELLI, GUERRIGLIERI


Pietro Golia


Chiamiamo Ribelle chi nel corso degli eventi
si è trovato isolato, senza patria,
per vedersi infine consegnato all'annientamento.
Ma questo potrebbe essere il destino di molti - forse di tutti.
Perciò dobbiamo aggiungere qualcosa alla definizione:
il Ribelle è deciso ad opporre resistenza,
il suo intento è dare battaglia, sia pure disperata.
Ribelle è dunque colui che ha
un profondo, nativo rapporto con la libertà,
il che si esprime oggi nell'intenzione di contrapporsi
all'automatismo e nel rifiuto di trarne
la conseguenza etica, che è il fatalismo.

Ernst Jünger
dal Trattato del Ribelle (1990)



Li definirono briganti, ma erano guerriglieri. Li volevano calpestare e si ribellarono. L'epilogo della loro esistenza fu tragico. A loro fu negata la patria come senso di appartenenza, come comunità di fede e di destino. La loro era una cultura altra interdetta e condannata al silenzio.
Ciononostante i briganti riuscirono a calamitare masse inquiete, riottose e diseredate di fronte a tutte le ondate di giacobinismo militare e borghese, dei nuovi poteri locali antireligiosi e massonici, repressivi e sfruttatori. Gli invasori e i potenti galantuomini non ebbero vita facile, dovettero fronteggiare una guerra di guerriglia sanguinosa. I briganti non seguivano le grandi armate di eserciti stranieri ed invasori sul punto di vincere la guerra, come altri irregolari di epoca a noi più vicina.
I briganti erano l'avanguardia armata, la voce profonda del proprio popolo, che non va confuso con l'insieme della popolazione.
Consapevoli di ciò non abbassarono lo sguardo, non piegarono la testa, non si rassegnarono. Decisero di resistere, avvertendo a volte, e sapendo, che il loro destino era già scritto. Ma il brigante, il ribelle, ha negli occhi il sole accecante della libertà. E questo sole gli impedisce di vedere l'immediato, il conveniente. La sua è una sfida che l'antropologia dell'utile definirebbe disperata. Ma la dignità non ammette i calcoli dell'opportunità e non rispetta il vento della storia.
Scriverà Eric J. Hobsbawm nel 1971: "Il brigantaggio diventa il simbolo, anzi la punta avanzata di resistenza dell'intero ordine tradizionale contro le forze che cercano di scalzarlo e di distruggerlo. Una rivoluzione sociale non è meno rivoluzionaria perché si schiera a favore della reazione contro il progresso. I briganti insorgevano per l'ideale della società del buon tempo antico, simbolizzata naturalmente dall'ideale del Trono e dell'Altare. In politica i banditi tendono a essere dei tradizionalisti rivoluzionari".
E Hobsbawm senza dubbio dà una lettura della tradizione come rivoluzione che riecheggia parole e convinzioni di ben diversa provenienza.
Quella del brigante era anche una rivoluzione sociale che aveva poco a che vedere con un progetto conservatore, di pura e semplice nostalgia con il passato. "La tradizione non è il passato – ha osservato Alain de Benoist –. La tradizione ha a che vedere con il passato né più né meno di quanto ha a che vedere col presente o col futuro. Si situa al di là del tempo. Non si riferisce a ciò che è antico, a ciò che è alle nostre spalle: bensì a ciò che è permanente, a ciò che ci sta 'dentro'. Non è il contrario dell'innovazione, ma il quadro entro cui debbono compiersi le innovazioni per essere significative e durevoli".
I briganti non guardavano all'indietro, ma a quanto è eterno, alla fede, alla religiosità, alle consuetudini, alle identità, alle culture oggi definite subalterne, a tutto ciò che è perenne. Certo non facevano parte di un club giacobino, né partecipavano a sedute di autocoscienza assembleare. La loro resistenza nasceva dal rifiuto dell'arroganza, della violenza supponente, della brutalità dei potenti, della spietatezza ottusa dei colonizzatori.
Anche William Wallace, Braveheart, era un brigante, un cuore impavido, isolato, spogliato della sua patria, consegnato all'annientamento. È il destino questo di chi insorge per la buona causa, qualunque possa essere l'epilogo. Sulle loro gesta viene steso il manto gelido del silenzio, dell'interdetto vendicativo, della negazione etica. Nessun diritto, nessuna ragione. Il brigante ripugna a quanti coltivano l'etica del vincitore, del vincitore a qualsiasi costo e a qualsiasi prezzo.
Nella voce del brigante risuona la memoria profonda di popoli condannati al silenzio e proprio per questo leggendari. Certo quei ribelli ignoranti che in tutte le epoche hanno osato irridere i giacobini, i preti progressisti, i ricchi borghesi, i milionisti sono come una sfida intollerabile all'ordine costituito della censura e della menzogna. I padroni del pensiero e la classe proprietaria delle verità accademiche hanno già pronunciato il loro definitivo anatema. Anche se cercano di mistificare tra ambiguità e minimalismi recuperando pure in chiave classista la leggenda del brigantaggio. Che non fu solo rivolta dei senza terra per una rivoluzione agraria, ma fu ribellione di popolo per restaurare i valori perenni della tradizione. La stessa storiografia legittimista non riesce a comprendere del tutto il fenomeno del brigantaggio. Diffida della mobilitazione armata delle masse, della rivendicazione costante che queste fanno della propria autonomia, del populismo del cardinale Fabrizio Ruffo di Calabria; ha orrore della violenza tragica e a volte irridente di questi contadini in rivolta. Da qui nasce l'isolamento del brigantaggio: ai giacobini il brigante ripugna, ai legittimisti ispira diffidenza e paura. Ecco perché l'Italia poté affondare la lama delle leggi speciali nella sabbia degli interessi di classe, dei conservatorismi e dei trasformismi di ceto, della cultura predatoria degli invasori sopraffattori.
Con lo stato d'assedio del 1862 e con la legge Pica del 1863 alla dittatura garibaldina, velleitaria e caotica, si sostituisce la dittatura della borghesia liberale che reprime le identità, le diversità e tutto ciò che sa di insubordinazione radicale e permanente. Il brigante diventa una minoranza etnica e criminale da annientare con il ferro e con il fuoco, soprattutto con l'arma del pentitismo e della corruzione. Violenza militare, repressione poliziesca e corruzione diventano un tutt'uno.
A uomini che come William Wallace, Braveheart, non avevano voluto vendere l'onore delle loro mogli o delle giovani figlie a signorotti prepotenti, viene negato ogni diritto. Contro i briganti e le popolazioni meridionali si esercita un razzismo etnico ben delineato dalle parole di uno dei tanti, il capitano piemontese del Corpo di Stato Maggiore Generale, conte Alessandro Bianco di Saint-Jorioz, il quale scrive nel 1863: "Siamo fra una popolazione, che sebbene in Italia e nata italiana, sembra appartenere alle tribù primitive dell'Africa, ai Noueri, ai Dinkas, ai Malesi di Pulo-Penango. Di ladri formicola questo bel paese; sono tanti, quanti sono gli abitanti senza eccezione. Il brigantaggio è per ogni dove in queste province; esso si trova in tutti gli ambienti e su tutti i gradini della società; egli è nella natura e negli istinti di questi popoli”.
Erano queste le voci dei nuovi conquistatori-liberatori-invasori che giungevano dalle colonie del Sud, che dovevano essere normalizzate con la complicità silenziosa di quanti, terrorizzati, avevano perso la voce e la dignità di uomini liberi.

fonte: http://www.identita.info/index.htm

PROSTITUTE STRANIERE IMPERVERSANO PERENNEMENTE SULLA LITORANEA

Battipaglia: operazione della polizia anti prostituzione

Nell’ambito della costante attività di controllo del territorio, mirata in particolare a contrastare il fenomeno della prostituzione lungo la Strada Provinciale 175/A litorale di Battipaglia, il personale del Commissariato della Polizia di Stato di Battipaglia, diretto dal vicequestore Aggiunto dr.Antonio Maione, congiuntamente al personale della Polizia municipale di Battipaglia, ha effettuato una operazione di Polizia articolata in due fasi, conclusesi la prima nella tarda mattinata e la seconda nella tarda serata di ieri 23 dicembre. Sono stati ottenuti i seguenti risultati: nr. 7 persone (2 cittadine italiane e 5 straniere) sono state controllate ed allontanate con Foglio di Via Obbligatorio; nr. 2 cittadini marocchini senza fissa dimora sono stati muniti di Decreto di espulsione del Prefetto di Salerno e relativo Ordine del Questore di Salerno; nr. 1 cittadina rumena, domiciliata in Napoli, B. J. È stata denunciata in stato di libertà per inosservanza al Foglio di Via Obbligatorio, art. 2 l. 27/12/1956 nr. 1423; nr. 1 cittadina marocchina A. K., senza fissa dimora, denunciata in stato di arresto per la violazione all’Ordine del Questore di lasciare il territorio. nr 1 sequestro penale di veicolo; nr. 2 contravvenzioni al Codice della Strada.

fonte:http://www.12mesi.it/

domenica 21 dicembre 2008

BATTIPAGLIA. MAROCCHINO CLANDESTINO AGGREDISCE I POLIZIOTTI DOPO AVER CREATO PANICO TRA I CLIENTI DI UN SUPERMERCATO

Personale della Squadra Volante del Commissariato della Polizia di Stato di Battipaglia, diretto dal Vice Questore Aggiunto dr. Antonio Maione, ha arrestato nella serata di ieri 19 dicembre, in via Belluno di Battipaglia il cittadino marocchino M. F. del 1980, per resistenza, lesioni a Pubblici Ufficiali e mancanza del permesso di soggiono. Il Commissariato della Polizia di Stato di Battipaglia ha particolarmente intensificato nel presente periodo di Feste natalizie le attività di prevenzione, tese a contrastare sul territorio la perpetrazione di reati contro il patrimonio e, in particolare, quelli commessi ai danni degli esercizi pubblici. Ieri, verso le ore 19:45, una pattuglia della Volante in transito è intervenuta, richiamata dalle urla, nel supermercato “Maxifutura” di via Belluno nel quale un giovane uomo, senza fissa dimora, di nazionalità marocchina, con atteggiamento aggressivo e violento stava creando il panico tra i clienti, mettendo in difficoltà lo stesso personale della sicurezza interna. I poliziotti, nell’intento di riportare la calma hanno bloccato M. F. il quale sferrando loro pugni e calci ha cercato di sottrarsi al controllo e di fuggire. Nella circostanza, lo straniero è stato arrestato e, dopo le formalità di rito, è stato condotto alla Casa Circondariale di Fuorni in attesa di essere giudicato con rito direttissimo nella mattinata odierna innanzi al Tribunale di Salerno, sezione distaccata di Eboli.


Fonte notizia: www.12mesi.it

domenica 7 dicembre 2008

A SALERNO CINESI CHE GESTISCONO UN GIRO DI PROSTITUZIONE

Irruzione della polizia in un appartamento nel centro di Salerno. Attiravano i clienti con annunci sui giornali
Personale dell’Ufficio Prevenzione Generale della Questura di Salerno, nella serata di ieri 5 dicembre, nell’ambito dell’attività di prevenzione e controllo del territorio ha tratto in arresto due cittadini extracomunitari, di nazionalità cinese: ZHANE Quing di anni 45 e XIAO Zhan Jiang di anni 47 perché responsabili tra loro di sfruttamento, induzione e favoreggiamento della prostituzione. Nei decorsi giorni erano pervenute alla Polizia Anticrimine, diretta dal 1° Dirigente dr. Raffaele BATTISTA, alcune segnalazioni relative a presunte anomalie, intorno all’occupazione di un appartamento nel centro cittadino di Salerno. Immediatamente sono stati avviati i necessari controlli a seguito dei quali, nel pomeriggio di ieri, personale dell’Ufficio Prevenzione Generale e dei Poliziotti di Quartiere, diretti dal vice questore dott.ssa Rossana Trimarco, è entrato all’interno dell’appartamento nel quale, poco prima, erano stati notati alcuni uomini mentre ne uscivano con fare sospetto. Si decideva, pertanto, di entrare all’interno, dove sono state sorprese tre persone di nazionalità cinese: i due uomini sopra indicati ZHANE, XIAO ed una giovane donna. Dalla immediata ricostruzione effettuata dai poliziotti operanti è stato accertato che la cittadina cinese era dedita alla prostituzione e che i due uomini ne favorivano e ne sfruttavano l’attività. Tutto veniva realizzato attraverso annunci su alcuni quotidiani, in cui si parlava di “giapponesi bellissime momenti relax tutti i giorni”. La straniera era giunta in Italia, a Torino, da circa un anno ed era immediatamente stata irretita da connazionali che sfruttavano la prostituzione. Successivamente, nella scorsa estate, era venuta a Salerno, sperando di potersi liberare dalla morsa degli sfruttatori e realizzare introiti sufficienti alle sue esigenze, ma tale prospettiva è stata di brevissima durata, perché sono soltanto cambiati i connazionali che ne hanno sfruttato l’attività. Per controllare l’esatto numero di prestazioni sessuali svolte dalla cinese, le telefonate dei clienti venivano filtrate da una sua connazionale, identificata nel corso delle attivissime indagini continuate nella nottata, la quale combinava successivamente l’appuntamento tra il cliente e la prostituta. La Polizia di Stato, anche con questa operazione, sta dando attuazione alle linee di indirizzo del Questore, volte a migliorare il contrasto, non solo del fenomeno del meretricio, ma soprattutto di assicurare alla giustizia coloro che obbligano tante donne, in particolare cittadine straniere, all’esercizio della prostituzione, sottoponendole a forme di sfruttamento e soggezione.


Fonte: http://www.12mesi.it/

giovedì 4 dicembre 2008

TRUFFA, IMMIGRAZIONE CLANDESTINA E MATRIMONI FASULLI.

MATRIMONIO FITTIZIO: DENUNCIATA UNA DONNA DI BATTIPAGLIA
Una donna di 43 anni di Battipaglia è stata denunciata dalla polizia per aver contratto un matrimonio fittizio con un cittadino marocchino, al fine di consentirgli la permanenza sul territorio nazionale. Le indagini eseguite del commissariato di Battipaglia hanno portato ad accertare che la 43enne aveva intascato la somma di 3000 euro per convolare a nozze. Denunciato in stato di libertà anche lo sposo per il quale sono state avviate le procedure d'espulsione dall'Italia ed un altro cittadino marocchino che nella vicenda aveva coperto il ruolo di mediatore.

fonte: www.tvoggisalerno.it