lunedì 21 dicembre 2009

ANCHE UN AUTOREVOLE POLITOLOGO COME SARTORI AMMETTE L'IMPOSSIBILITA' DI INTEGRARE L'ISLAM E GLI ISLAMICI NELLA REALTA' ITALIANA.



L'INTEGRAZIONE PER GLI ISLAMICI

In tempi brevi la Ca­mera dovrà pronun­ciarsi sulla cittadi­nanza e quindi, an­che, sull’«italianizzazio­ne » di chi, bene o male, si è accasato in casa no­stra. Il problema viene combattuto, di regola, a colpi di ingiurie, in chia­ve di «razzismo». Io dirò, più pacatamente, che chi non gradisce lo straniero che sente estraneo è uno «xenofobo», mentre chi lo gradisce è uno «xenofi­lo ». E che non c’è intrinse­camente niente di male in nessuna delle due rea­zioni.
Chi più avversa l’immi­grazione è da sempre la Lega; ma a suo tempo, nel 2002, anche Fini fir­mò, con Bossi, una legge molto restrittiva. Ora, in­vece, Fini si è trasformato in un acceso sostenitore dell’italianizzazione rapi­da. Chissà perché. Fini è un tattico e il suo dire è «asciutto»: troppo asciut­to per chi vorrebbe capi­re. Ma a parte questa gira­volta, il fronte è da tempo lo stesso. Berlusconi ap­poggia Bossi (per esserne appoggiato in contrac­cambio nelle cose che lo interessano). Invece il fronte «accogliente» è co­stituito dalla Chiesa e dal­la sinistra. La Chiesa deve essere, si sa, misericordio­sa, mentre la xenofilia del­la sinistra è soltanto un «politicamente corretto» che finora è restato male approfondito e spiegato.
Due premesse. Primo, che la questione non è tra bianchi, neri e gialli, non è sul colore della pelle, ma invece sulla «integra­bilità » dell’islamico. Se­condo, che a fini pratici (il da fare ora e qui) non serve leggere il Corano ma imparare dall'espe­rienza. La domanda è allo­ra se la storia ci racconti di casi, dal 630 d.C. in poi, di integrazione degli islamici, o comunque di una loro riuscita incorpo­razione etico-politica (nei valori del sistema politi­co), in società non islami­che. La risposta è sconfor­tante: no.
Il caso esemplare è l’In­dia, dove le armate di Al­lah si affacciarono agli ini­zi del 1500, insediarono l’impero dei Moghul, e per due secoli dominaro­no l’intero Paese. Si avver­ta: gli indiani «indigeni» sono buddisti e quindi pa­ciosi, pacifici; e la maggio­ranza è indù, e cioè poli­teista capace di accoglie­re nel suo pantheon di di­vinità persino un Mao­metto. Eppure quando gli inglesi abbandonarono l’India dovettero inventa­re il Pakistan, per evitare che cinque secoli di coesi­stenza in cagnesco finisse­ro in un mare di sangue. Conosco, s’intende, an­che altri casi e varianti: dalla Indonesia alla Tur­chia. Tutti casi che rivela­no un ritorno a una mag­giore islamizzazione, e non (come si sperava al­meno per la Turchia) l’av­vento di una popolazione musulmana che accetta lo Stato laico.

Veniamo all’Europa. In­ghilterra e Francia si sono impegnate a fondo nel problema, eppure si ritro­vano con una terza gene­razione di giovani islami­ci più infervorati e incatti­viti che mai. Il fatto sor­prende perché cinesi, giapponesi, indiani, si ac­casano senza problemi nell’Occidente pur mante­nendo le loro rispettive identità culturali e religio­se. Ma — ecco la differen­za — l’Islam non è una re­ligione domestica; è inve­ce un invasivo monotei­smo teocratico che dopo un lungo ristagno si è ri­svegliato e si sta vieppiù infiammando. Illudersi di integrarlo «italianizzan­dolo » è un rischio da gi­ganteschi sprovveduti, un rischio da non rischia­re.

Giovanni Sartori 20 dicembre 2009


venerdì 11 dicembre 2009

IL NOSTRO ESERCITO SEMPRE PIU' MULTIETNICO


L’Esercito presenta il calendario 2010 all’insegna della multi etnicità delle Forze Armate

Presentato stamattina, presso la Sala Giunta della Provincia di Salerno, il CalendEsercito 2010, il calendario dell’Esercito italiano che, annualmente, mostra all’opinione pubblica uno spaccato della sua storia, della sua organizzazione, delle sue numerose attività, sia in Italia che all’estero. Quest’anno il calendario – che ha per titolo: “Soldati d’Italia, i nuovi volti di un esercito senza confini” – illustra le attività operative della Forza Armata attraverso i volti e le storie dei militari che ne fanno parte, tra i quali i cittadini italiani di nuova generazione: «Giovani di origine straniera da parte di uno o di entrambi i genitori naturali – ha chiarito il Colonnello Giuseppe De Simone, Capo Ufficio Reclutamento e Comunicazione del Comando Militare Esercito “Campania” – che hanno scelto di essere italiani e di prestare servizio nell’Esercito e rappresentano oltre 1500 soldati italiani di diversa provenienza etnica». Il filo conduttore del CalendEsercito, come ha spiegato il Colonnello Flavio Rizzo, Comandante del Centro Documentale di Salerno, «è quello della integrazione multietnica, che vede nell’Esercito un’istituzione consapevole e pronta ad educare e formare alla convivenza democratica; una Forza Armata efficiente e moderna, capace di operare in Patria ed in ogni area del globo terrestre, con tutto il suo personale, indipendentemente da diversità di etnia, cultura, religione». Un ringraziamento, infine, da parte di Adriano Bellacosa, Assessore al Patrimonio della Provincia di Salerno, a tutti gli uomini e le donne dell’Esercito «che giornalmente sacrificano la propria vita per la nostra sicurezza».